Il volume intende illustrare l’attività di quei numerosi disegnatori per le riviste dei grandi music-hall di Parigi che, per snobismo artistico e intellettuale, sono stati a lungo negletti a causa dell’impiego secondario cui erano destinati i loro modelli.
Tra questi, Gesmar, un formidabile genio della grafica che impresse all’arte del costume un impulso pari a quello prodotto da Bakst pochi anni prima per i Balletti Russi; Ranson e Zinoview, due grandi eredi di quella tradizione, Czettel, allievo unico di Bakst divenuto più tardi capo disegnatore all’Opera di Vienna; Zig, degno successore di Gesmar anche nell’arte del manifesto; l’ungherese Gyarmathy, autore d’invenzioni sceniche adottate da molti teatri; l’olandese Wittop divenuto in seguito il primo disegnatore di Broadway; Halouze creatore dello “Stile 1925”, l’inglese Dolly Tree, uno dei grandi talenti dell’epoca d’oro della creatività, Dessés divenuto più tardi un noto stilista e maestro di Guy Laroche e di Valentino, il milanese Montedoro subentrato in seguito a Vincente Minnelli come capo disegnatore del Radio Cyty Music Hall, per citare solo alcuni.
Lo stesso Erté fu vittima per 30 anni di questa tendenza all’emarginazione. Riscoperto nel 1965 in occasione del più generale recupero dell’Art Déco, ora è universalmente apprezzato per la qualità dei suoi disegni, nel frattempo assurti, per il loro valore storico, artistico ed estetico, al rango di vere opere d’arte.
L’opera si propone di rendere omaggio ai suoi non meno creativi e qualificati contemporanei, che per obiettive carenze informative sul loro percorso e contributo artistico (ora in gran parte colmate), non furono pur meritandolo oggetto di analoghi studi e altrettanti onori.
Va detto che nessuno di costoro visse a lungo quanto Erté, morto nel 1990 all’età di 98 anni: quando giunse il gran momento, il suo archivio era l’unico ricco di disegni originali e documenti a disposizione dei critici teatrali e degli storici. Degli altri grandi artisti, selezionati tra i migliori disegnatori europei, si era persa quasi ogni traccia essendo scomparsi quasi tutti prima della fine della Seconda Guerra Mondiale; di alcuni era noto solo l’acronimo, di altri s’ignorava persino la nazionalità e assai poco si sapeva sui teatri e sulle riviste cui avevano collaborato.
A poco valse lo sforzo dei “volontari” ingaggiati da Charles Spencer, nota autorità in materia, e di altri, per saperne di più su questi fantasiosi creatori di scene e costumi. Si continuò a ritenere erroneamente che Endré fosse francese; che Passano fosse italiano (vero, ma è il nome del marchesato genovese di Endré); che Seltenhammer fosse un illustre sconosciuto, che Curti fosse francese, che Fischer e Hubert fossero tedeschi, a confondere Paul con René Ranson, benché non contemporanei, e così via. Pur prive di un adeguato supporto informativo molte delle opere dei citati artisti affiancano quelle di Erté nei principali musei, Metropolitan, Victoria & Albert, BNF, nelle università di tutto il mondo e nelle collezioni di molti appassionati.
Nuove e approfondite ricerche condotte per oltre sei anni, hanno permesso di raccogliere un gran volume di dati sul percorso e sul contributo artistico di questi artisti sino a ieri per nulla, o quasi, conosciuti. Il tutto è corredato da un ricco repertorio di opere (oltre 500 immagini a colori di costumi), così da permettere a storici e critici una più ampia valutazione dell’arte per il teatro del Novecento e del Déco in generale, periodo in cui si colloca la più parte dei disegni.
Il volume comprende inoltre un’ampia panoramica sulla storia del music-hall, dalle origini al suo declino, sui principali teatri e riviste in scena negli anni tra le due guerre e sui suoi protagonisti.
Volume cm. 24x34, pp. 288 con oltre 500 foto colori di costumi, testo in italiano e inglese. Rilegatura in cartonato editoriale rivestito in Setalux nero con impressioni in oro a caldo e plancia a secco con inserimento a mano illustrazione di copertina. Cofanetto rivestito in Setalux nera.