Fascicolo di fogli a riche 31,2x21,2), pp. 547 scritte a mano in bella e nitida grafìa, in inchistro rosso e nero, con qualche segno o variabte di scena a lapis. o a matita. Non risulta sia stato stampato. "Di rara potenza drammatica, attento alle situazioni e alle vicende sociali del suo tempo fu considerato dai contemporanei alla stregua di un Vittorio Bersezio, anche per il suo linguaggio contraddistinto da impressionante realismo, punteggiato di termini e locuzioni fortemente colloquiali e talora gergali, che si compone in dialoghi che sono sovente scambi di battute ironiche o beffarde, tipiche del piemontese plebeoMeraviglia che di questo autore «manchi almeno una scelta delle opere teatrali a stampa e l’assenza di uno studio critico serio sui suoi lavori: certo, egli ci sembra, fra gli autori del teatro piemontese, uno dei più valorosi, attento e sensibile alle suggestioni del naturalismo francese ed intelligentemente impegnato a ritrarre obiettivamente i mali e i malati morali della società" (Gianrenzo P. Clivio, citato in gioventurapiemonteisa.net).